Messa di Santa Lucia

(Is 48,17-19 - Sl 1 - Mt 11,16-19)

(anniversario di 5 anni di sacerdozio)

         Carissimi Fratelli, oggi celebriamo la memoria di Santa Lucia, anche la nostra festa di ringraziamento a Dio per più un ano qui nella Città Eterna, nel nostro collegio veramente sacerdotale, anche preparandoci per il Natale del Signore.
         I testi della liturgia d’oggi sono lamenti di Dio per la durezza di cuore di coloro che dovevano essere i primi nell’amore, perché hanno ricevuto dipiù dal Signore. Nella prima lettura il Signore parla attraverso il profeta Isaia al suo popolo scelto e nel Vangelo Gesù si riferisce proprio a una generazione insensibile, che spesso vedendo le sue opere, ascoltando le sue Parole di Vita, non erano in grado di cambiare il loro schemi mentali, il loro cuore (Mt 11, 16-19).
Santa Lucia - Caravaggio
         Lungo il Vangelo vediamo che tutte le volte in cui Cristo si mostra triste, oppure insoddisfatto è sempre per lo stesso motivo, per l’insensibilità, la durezza di cuore, specialmente di coloro che erano autorità religiose, uomini che conoscevano la legge, la Scrittura, ma avevano più fiducia nella proprio pensiero, volleavano modellare il piano di Dio secondo il loro schema. Infatti questa chiusura interiore fa una persona perdersi incarcerata nelle sue idee e sappiamo per rivelazione che “Il signore dispersa i superbi nei pensieri del loro cuore” (Lc 1, 51).
         Carissimi, penso che uno dei principali problemi quelle uomini “religiosi” che ci parla i testi liturgici d’oggi, di era il “abituarsi” al sacro,  la perdita del primo amore, oppure l’incapacità di vedere aldilà delle apparenze. Questo rischio , sappiamo tanto bene, abbiamo anche noi, ministri di Dio, specialmente scelti secondo l’amore di Dio, non per i nostri meriti, ma per la nostra salvezza e di tutte quelle peccatori che il confida a ognuno di noi. Verrei chiamare l’attenzione a questo rischio dell’insensibilità al sacro.
         Abbiamo una grazia molto speciale, che alle volte, altre sacerdoti, tante volte più santi di noi, non hanno. Vivere qui in Roma, acanto al Santo Padre, dove si sente cosi forte l’universalità della chiesa e unità della fede, specialmente qui in nostro collegio, siamo da diversi parte del mondo, da diversi realtà culturale, anche spirituale, maturità di vita ecc. abbiamo un’opportunità unica di scambiare  esperienze, compartire gioia, consigli, anche delle difficoltà. Ma penso che la grazia più grande è quella di poter dedicarsi un periodo della nostra vita sacerdotale all’approfondimento della nostra fede, attraverso lo studio e se, da un lato alle volte è difficile stare lontane dalla nostra Patria, dei nostri cari, d’altro lato è una grazia di stare da sole con Dio, sperimentando veramente la comunione dei santi.
         Infatti queste cose non possono fare di noi burocrate della fede, la gente aspetta con preghiera e ansiosi dalla sapienza che stiamo acquistando. Quante di noi riceviamo tante messaggi, chiedendoci preghiera,  chiedendo di portare le sue intenzione all’altare di Pietro. Come ha detto il Papa Francesco nel Giovedì Santo, “la gente che ci ruba l’unzione”. Quelle che erano qui durante il conclave sicuramente hanno fato un’esperienza bellissima e molto sacerdotale di vedere che la gente si sentiva proprio rappresentata per noi li in piazza San Pietro.
         Già che siamo alla fine dell’anno, penso che è buono ricordare queste fatti vissute che non possono passare inosservate, non possiamo diventare ministri insensibili al soprannaturale, alla grazia di Dio. Come uomini sappiamo che il nostro conoscimento comincia dai sensi, infatti grandi sbagli filosofiche, ma anche teologiche stanno nel disprezzo assoluto dei sensi, e diventano ideologie. Non possiamo fare astrazione senza i dati dai sensi, dunque non possiamo metterci all’interno del Vangelo, senza una sensibilità curata, docile fedele a Dio. Il proprio Dio si serve dei nostri sensi per venire al mondo, attraverso le nostre intenzioni, le nostre parole e delle nostre mani nella santa messa.
         Carissimi, un modo di non diventare duri di cuore, insensibili alla grazia di Dio è proprio meditare tutte i benefici ricevute. E soprattutto ringraziare tanto a Dio, perché dal ringraziamento, viene la lode e dalla lode viene l’amore.
         Questo tempo di Avvento è anche speciale nel senso di fomentare nell’anima l’aspettativa di Gesù, Lo stesso Gesù che è venuto una volta, che viene ogni giorno attraverso l’eucaristia che fra poco riceveremo, e che verrà un giorno nella gloria.
         Dunque preghiamo, specialmente oggi, a Santa Lucia, che ci aiuti a purificare la vista, affinché siamo in grado non soltanto di guardare, ma anche di vedere, contemplare Dio attraverso le realtà ordinarie. E alla Madonna preghiamo specialmente di non cadere nel meccanicismo sacro, nell’insensibilità soprannaturale e nella durezza di cuore.
         Che possiamo dire in spirito di preghiera come il salmista ….

"Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita".

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