Prolegòmeni di Kant
Introduzione
In queste pagine desidero descrivere alcune delle
idee principali che me hanno chiamato l’attenzione nella lettura dell’opera Prolegòmeni di Kant.Il libro è un
tentativo di spiegare ai lettori La
Critica della Ragione Pura, dunque i Prolegomeni è un testo più semplice e
chiaro. Possiamo dire che quest’opera è la meglio introduzione alla Critica.
Quanto al suo contenuto possiamo dire che Kant fa
l’individuazione delle questioni fondamentali della sua filosofia, affinché
possa affrontare le altre scienze. L’autore si trova in una situazione
particolare, perché l’ambiente in cui fu formato non gli permetteva una
critica.Già nel prefazione possiamo leggere la critica di Kant a Hume e nel
primo paragrafo possiamo vedere un poco la sua visione metafisica, poi lui
sviluppa il funzionamento della matematica e della fisica, per dopo affermare
quali sono i meccanismi che precedono la costruzione della metafisica e cosi
espone propriamente la sua filosofia.
Come verremo
in questo elaborato, lui afferma che la metafisica deve partire della cosa in
se stessa, perché per lui il principio di non contradizione è una realtà della
immaginazione e in essa è impossibile utilizzare questo principio metafisicamente,
perché la metafisica comprende l’ambito di quello che è puramente ragionevole,
non ciò che è aldilà del sensibile, e in un atteggiamento epistemico, quello
che è possibile conoscere attraverso la ragione pura, pero non a partire della
sua realtà ontologica.
Kant differentemente di Hume, non pensa che la metafisica
è semplicemente un inganno, cerca di ripensarla di una forma più resistente che
sia in grado di rispondere alle domande future e possa essere praticata come
vera scienza.Verremo anche quello che l’autore intende essere filosofia e il
ruolo che da ad essa in rapporto con le altre scienze (fisica e matematica) e
la cultura in generale. Cerchiamo anche in queste pagine rispondere cosa lui
intende per conoscimento e cosa significa conoscere.
Nel fine del
testo Kant cerca di giustificare che la ragione desidera sodisfare il suo vuoto
per se stessa. Dunque quando lui descrive la ragione pura non lo fa a partire
della mente divina (idee divine), a partire della quale se possa aver una
prospettiva di tutto, però quando parla della ragione pura sta parlando sempre
della ragione umana.Nel
sviluppo del testo possiamo trovare le caratteristiche della formazione
filosofica di Kant, anche i motivo della sua critica alla metafisica
tradizionale.
Adesso seguirò il seguente
metodo: cercherò di spiegare quello che ho capito nella lettura, commentando i
principali paragrafi dell’opera e dopo farò una conclusione critica personale a
partire dello studio personale e delle lezione.
Presentazione
Prolegòmeni sono per i maestri potere
creare una scienza. Non è opera per gli storici di filosofia. Cominciamo per
sapere se la metafisica è possibile. E per questa risposta è necessario sapere
di quale tipo di scienza è la metafisica, però questo discernimento arriva sempre
tarde e averdubbi della
metafisica è una offensa ai propri metafisici. L'interesse della ragione
universale porta alla rinascita della metafisica. David Hume ha fatto un attacco
decisivo contro essa. Hume ha dimostrato l'impossibilità a priori della
connessione tra causa e effetto.Lui ha messo in dubbio che il concetto di causa
fossi concepito a priori attraverso
della ragione indipendentemente della esperienza.
Contra Hume,
non è possibile appellare a un intendimento comune. Il suo pensiero, piuttosto
non è stato sviluppato, quando bene fondamentato permette andare aldilà di
quello che è pensato. La deduzione dei concetti metafisici attraverso dello
intendimento puro non ha permesso limitare suoi principii e contenuti. I prolegòmeni
vengono sanare questa tenebra della Critica
della Ragione Pura. La critica è sistematica e completa, i prolegòmeni mostrano
una nuova scienza e la sua utilità. Altrimenti i conoscimenti antiche non avranno il potere
di giudicare la sua gamma di potenza. Di
solito è stato rinunciato un'esposizione popolare per una più seria anche duratura.
La critica deve essere completa in tutti gli elementi della ragione pura e in
essa determinare tutto oppure nulla. Seguire questo piano permette vedere i
dettagli della esposizione. I prolegòmeni seguano il metodo analitico in
rapporto allo sintetico della Critica,
per dimostrare le articolazione con la struttura di un potere particolare di
conoscimento.
Avvertenza sugli particolarità di ogni
conoscimento metafisico(§1 - §5)
-
Dalle fonti
della metafisica
Bisogna
determinare il carattere peculiare della scienza per non sbagliare i suoi
limiti, nella differenza dell'oggetto, fonti di conoscenza oppure forme di
conoscimento, deve stare questa caratteristica. La fonte di conoscimento
metafisico è FORA della esperienza esterna o interna, dunque, il suo
conoscimento è a priori, della ragione pura. Questo conoscimento è chiamato
filosofico puro, un conoscimento ragionevole attraverso di concetti,
considerando il particolare nel generale.
-
Dall'unica
specie di conoscimento che può essere chiamato metafisico.
a) dalla differenza tra giudizio sintetico e
analitico in generali.
Il
conoscimento metafisico contiene giudici a priori. I giudici
analitici spiegano, senza aggiungere nulla, il contenuto dello conoscimento, il
sintetico invece stende e fa l'ampliazione dello conoscimento dato. I giudici
analitici non affermano nel predicato, niente aldilà di quello che significa il
soggetto. Il sintetico fa crescere nel predicato, il conoscimento, aggiungendo
qualcosa allo concetto dello soggetto.
b)il principio comune di tutti i giudici analitici è
il principio di contradizione.
I giudici analitici sono a
priori e sono fondati sul principio di non contradizione. Il predicato
non può negare il che il soggetto afferma.
c)II giudici sintetici hanno bisogno di un altro
principio e non soltanto il di non contradizione.
Esistono
giudici sintetici a posteriori, di genesi empirica, e a
priori, della ragione pura. Loro hanno bisogno di altro principio,
d'accordo con il di non contradizione, per essere generati.
1.Giudici di
esperienza sono sempre sintetici, a posteriori.
2.Giudici
matematici sono sintetici, a priori. Le proposizioni aritmetici sono sempre sintetici,
perciò hanno bisogno della intuizione per la comprensione. I principii della
geometria pura anche sono sintetici, perciò hanno bisogno di un aiuto della
intuizione per la sua sintesi. I predicati sono sempre collegati ai concetti
attraverso di una intuizione che gli deve essere aggiunta.
Kant fa
qualche osservazioni sulla divisione generale dei giudizi analitici e sintetici.
La divisione tra giudizi analitici e sintetici è indispensabile alla critica
dello intendimento umano e poi lascia la domanda: la questione generale dei prolegòmeni
è possibile alla metafisica?
Nel
paragrafo quarto afferma che non c'è un libro in cui se possa presentare la
metafisica. Il conoscimento matematico invece costruisce i concetti, quindi
deve andare aldi là del concetto e arrivare alla intuizione di modo sintetico.
Hume ha detto che la matematica pura soltanto contiene proposizione analitiche
e a metafisica invece i concetti sintetiche e a priori. Dunque tutti i giudizi metafisici sono sintetici e
appartengono alla metafisica come suoi giudizi che emergono del semplice smembramento
del concetto.
Le
proposizione sintetiche sono prodotti a partire di questo smembramento. Allora
il contenuto della metafisica è fatto dalle produzione di conoscimento a priori secondo l’intuizione. Kant
spiega che Il concetto problematico della metafisica permette rispondere sulla
possibilità di questa scienza. Per questo motivo il procedimento problematico
dei prolegòmeni è analitico, e c’è la partenza dal conoscimento degno di
fiducia per le sue fonti. Nella matematica e nelle scienze di natura pure
invece il conoscimento sintetico a priori
non è contestato. Resta sapere come è possibile tutte le altre. Come è
possibile il conoscimento per la ragione pura?
Nel quinto paragrafo lui dice che le proposizione sintetiche a priori
devono fondarsi in altre principii che non sia il di non contradizione. Queste
proposizioni esistono, però devono ricercare come è possibile il conoscimento
sintetico della ragione pura. E per lui l’esistenza della metafisica dipende di
questa seduzione. Afferma che per Hume, soltanto l’esperienza può dare queste
connessioni, quello che è considerato a
priori è l’abitudine di tornare il soggettivo in oggettivo. La soluzione di
questo problema ha costato tantissime anni per Kant.
Per lui, nella mancanza di una
esperienza, non se può dire nulla in nome della ragione pura e senza tale
scienza, la metafisica diventa solo un’arte di persuasione. Dunque, per lui ha
bisogno di una nuova scienza per rispondere la questione, perché hanno soltanto
due scienze teoriche del conoscimento, la matematica e la fisica pura che
presentano gli oggetti nella intuizione
e mostrano la concordanza del conoscimento a priori con l’oggetto concreto
nella realtà. Cosi per andare del conoscimento a priori fino alla scienza
metafisica la questione principale è divisa in quattro questioni sulla
possibilità di: una matematica pura, una fisica pura, metafisica generale e metafisica
come scienza. La stessa ragione ci da le fonti per arrivare alle realtà a priori.
Prima parte della questione
trascendentale principale (§6 - §13)
Come è possibile la matematica
pura?
Kant comincia dicendo che Il potere della ragione non si basa nelle esperienze e ogni conoscenza matematica
si basa in una intuizione che non è empirica, pero pura a priori. Suoi giudizi sono intuitive e attraverso la intuizione
pura la matematica ripresenta concretamente suoi concetti a priori, e loro costrutti. Quindi il giudizio sintetico a priori
si trova nella intuizione pura anteriore alla esperienza o percezione
particolare.
All’interno del paragrafo ottavo
dice che l’intuizione è una
ripresentazione che dipende della presenza immediata dell’oggetto, però la pura
deve precedere il proprio oggetto. Nel seguente paragrafo dirà che soltanto è
possibile una intuizione pura quando niente più contiene al di là della forma sensibile che precede tutte le
impressioni reali, in cui gli oggetti possono essere percepiti. Dunque possiamo
affermare che le intuizionia priori
sono soltanto per oggetti dei sensi.
Solo
attraverso la forma della intuizione sensibile è che si può percepire a priori le cose. lo spazio e il tempo
sono intuizioni pure che fondano a priori
i giudici matematici. Cosi la matematica pura soltanto è possibile quando
applicata agli oggetti del senso fondati sull’intuizione pura, nella forma della
sensibilità come, ad esempio, lo spazio e il tempo. I oggetti sotto queste
condizioni sono semplici fenomeni che possono essere ripresentati a priori.
Lui
finisce questa parte dell’opera affermando che la deduzione trascendentale dei
concetti di spazio e tempo spiega la possibilità di una matematica pura che è
fondata nelle intuizioni a priori e
propongono proposizioni con valore sintetico e apodittico. Quindi tutto ciò che
si presenta ai sensi esterni dello spazio interno del tempo è percepito nella
sua apparenza fenomenale e non in si stessa, per questo una immagine spettrale
non può sostituire la reale perché è inversa. Queste oggetti si fondano nel
rapporto delle cose che sono conosciute in si con la sensibilità. Dunque Non si
può comprendere la differenza delle cose uguali e incongruenti che incidono
nella intuizione soltanto attraverso dei concetti.
Osservazione 1 – Ogni oggetti devono coincidere con le proposizioni della
geometria, perché la sensibilità esterna spaziale fa essere possibile quelle oggetti
come semplici fenomeni, senza ricorrere alle fonti dei concetti.
Osservazione 2 - Ogni oggetto è
dato nella intuizione, mediante ai sensi. L’intendimento non ha intuizione. I
sensi non permettono conoscere la cosa in se stessa. Quindi, tutto ciò che è
esterno non passa di ripresentazione, esistendo solo nel pensiero. L’idealismo
invece, afferma l’esistenza dei corpi esteriori e non conosce il loro
contenuto. Tutte le proprietà che formano l’intuizione del corpo appartengono
soltanto ai fenomeni. Attraverso i sensi non si può conoscere come lui è in se
stesso.
Osservazione 3 – Il conoscimento sensibile non ripresenta le cose come
realmente le cose sono. Soltanto la forma come influenzano i sensi, forniscano
semplici fenomeni allo intendimento. La differenza tra verità e sogno è
risultato della connessione seconde le regole che legano le ripresentazioni al
concetto di oggetto e sua possibilità di
esistere in una esperienza. L’esperienza non deve essere attribuita ai sensi,
ma allo intendimento che da il giudizio oggetto del fenomeno. Questo dipende
dell’uso delle ripresentazioni sensibili nello intendimento e non di sua origine.
Loro possono essere bene legati nella esperienza, secondo le regole della
verità. Lo sbaglio può venire quando la condizione della intuizione soggettiva
fu data come universalmente valida per ogni esperienza, come se fossero cose in
se e non come condizione di esperienza. Cosi, si può stabilire la validità
della matematica pura e della geometria in rapporto a ogni oggetti del mondo
sensibile, come fenomeni. I fenomeni restretto alla esperienza proporziona la
verità. Quando trascende i limiti della esperienza sono mere apparenze.
L’idealismo trascendentale non mette in dubbio l’esistenza delle cose,
anzitutto fa il rapporto con la ripresentazione sensibile delle cose: lo spazio
ed il tempo. I fenomeni non sono propriamente cose, sono invece forme di
ripresentazione. Trascendentale è il rapporto del conoscimento con la facoltà
di conoscere, dunque questo può essere chiamato idealismo critico.
Seconda parte della questione trascendentale capitale.
Come
è possibile la scienza pura della natura? (§14 - §36)
Kant
comincia il undicesimo quarto paragrafo affermando che l’intendimento non può
fornire nessuna regola delle cose in se. L’esperienza insegna lo che esiste e
come esiste, perciò la natura è l’esistenza delle cose come leggi universali
determinanti. Tuttavia, a
posteriori
l’esperienza mai mostra come la
cosa deve essere necessariamente. Dunque, non si può insegnare la natura delle
cose in se.
Ancora cercando la risposta sul
come è possibile la scienza pura della natura, l’autore dirà che tra i
principii della fisica generale, qualcuno hanno universalità ed esistenza a priori, come le di sostanza e causa;
altre dipendono della esperienza. Tuttavia, è possibile parlare di una scienza
pura di natura.
Poi dirà che la natura materiale
è l’aggruppamento di ogni oggetti di esperienza. L’oggetto di esperienza può
comprovare la realtà del conoscimento di natura possibile a priori, gli oggetti della mente
invece no. Quindi non si può studiare la natura a priori la natura, senza fare
la ricerca delle condizioni e le leggi universali. Cosi si pretende dimostrare
come le condizioni a priori sono le fonti di possibilità di esperienza da dove vengono
tutte le leggi universali della natura.
All’interno del paragrafo 18,
Kant comincia a parlare della unità dell’oggetto: per essere giudizi di
esperienza, i giudizi empiriche devono essere aggiunti di concetti particolari a priori e avere validità oggettiva. I
giudizi empiriche valide soggettive sono giudizi di percezione. Ormai i
concetti speciali dell’intendimento tornano il giudizio di esperienza valido
oggettivamente. Dunque quando un giudizio concorda uno con l’altro, quando il
concetto puro dell’intendimento torna un giudizio come necessario e
universalmente valido lui sarà oggettivo. Quindi la unità dell’oggetto assicura
la concordanza di ogni giudizi che concordano tra di loro.
Kant spiega che l’oggetto è
conosciuto dalla connessione universalmente valida e necessaria delle
percezioni date. La validità universale dei giudizi empiriche si fonda in un
concetto di intendimento puro e affinché un giudizio di percezione diventi
esperienza, bisogna che tutte devono fare la connessione della stessa percezione
alle stesse circostanze. Cosi non basta comparare percezioni, bisogna anche un
concetto di intendimento puro a priori per determinare la forma del giudicare in
rapporto alla intuizione, come lo
concetto di causa, ad esempio. Cosi, la percezione è sussunta sotto il concetto
di intendimento, tornando il giudizio empirico universalmente valido. I giudizi
sintetici oggettivamente valide sarebbe impossibili senza aggiungere il
concetto puro dell’intendimento ai concetti di intuizioni. Dunque i concetti
dello intendimento puro non sono altro che concetti di intuizioni in generale,
in rapporto ai momenti del giudicare in se stessi.
Dal paragrafo 21 al 24 Kant
spiega come i sensi hanno l’intuizione e l’intendimento pensa. Pensare è unire
rappresentazioni in una coscienza soggettiva oppure oggettiva. Questa unione è
fata in un giudizio che può essere analitico o sintetico. Se dice anche,
l’esperienza è la connessione sintetica necessaria di fenomeni in una
coscienza.
Nei paragrafi 23 e 24 si
conclude che i giudizi della unione di ripresentazione nella coscienza sono
regole a priori, quando necessarie, quindi sono principii quando non possono
essere derivati di nessuno altro giudizio. Cosi, i principii di una esperienza
possibile sono leggi universali a priori della natura e le condizione formali di ogni
giudizio sintetico e necessario formano un sistema trascendentale. È
giustamente i principii che sussumano tutte le fenomeni sotto queste concetti
che sono il sistema fisiologico della natura, la scienza pura della natura.
Dunque il principio di applicazione della matematica alla natura è il primo
principio fisiologico, sussunto sotto el concetto di grandezza e il secondo
principio sussume la sensazione sotto il concetto di graduazione.
Poi dal paragrafo 25 al 28, Kant
spiega l’esistenza nella natura. Il rapporto esistenziale dei fenomeni è
dinamico. Dunque, i fenomeni devono essere sussunte al concetto di sostanza,
affinché determinare la sua esistenza. Allora, i principii a priori servono di
fondamento ai giudizi oggettivamente valide sulla esistenza dei oggetti nella
natura, e queste principi sono chiamati dinamiche. La dimostrazione dei
principi non sono più che la determinazione della esistenza nel tempo secondo
leggi necessarie e al contrario di quello che affermava Hume, i concetti e i
principi sono stabilite a priori a ogni esperienza e sono oggettive, non
passibile di dubbi in rapporto alla esperienza.
In soma, la questione è sapere
come il conoscimento degli oggetti di esperienza possono e devono essere
sussunte sotto il concetto di intendimento puro, come principi di possibilità
della esperienza.
Dal paragrafo 29 al 34 Kant
parlerà propriamente della causalità. Il concetto di causa appartiene
necessariamente alla semplice forma della esperienza e la sua possibilità come
unione sintetica di percezione in una coscienza
in generale. Il concetto di causa è una condizione inerente alla esperienza,
perché lo antecedente può essere legato al conseguente, secondo le regole dei
giudizi ipotetici. Cosi o concetti dell’intendimento puro non hanno senso fuori
della esperienza. Gli esempli solo possono essere venuti di una esperienza
particolare, le leggi dello intendimento invece, non derivano della esperienza.
Al contrario, l’esperienza è che deriva della legge dello intendimento. Dunque,
ogni principio a priori sono di esperienza possibile e non possono aver
rapporto con le cose in se, però con i fenomeni si, che sono oggetti della
esperienza.
Cosi Kant lascia spiegato i limiti dei domini della
metafisica. Nella ragione, ha molte principi che non sono empiriche e valide a
priori. I fenomeni (esseri del mondo
sensibile) hanno realtà della stessa forma che i noumeni (essere del mondo
intelligibile). Qui viene una affermazione importante di Kant: quando si ammette
i fenomeni, l’intendimento accetta l’esistenza delle cose in se, e questo torna
la ripresentazione dei esseri intelligibili inevitabile. Tuttavia, niente di
determinato si può sapere dei noumeni, perché l‘intendimento e l’intuizione pure
si riferiscono soltanto ai oggetti della esperienza possibile ai esseri
sensibili. Cosi ogni noumeno e il mondo intelligibile non passano di una
ripresentazione di un problema, in cui la soluzione è impossibile, perché
l’intendimento non ha un potere di intuizione, fuori della intuizione
sensibile, tutte i concetti sono senza significato.
Come è possibile la propria natura? (§36 - §39)
Come abbiamo visto in lezione, i paragrafi 35 e 36 sono
i più importanti di questa opera, parlano della applicazione dei concetti e del
rapporto materia e forma. Particolarmente queste paragrafi spiegano come
dobbiamo utilizzare i concetti a priori, anche afferma come è possibile
alla metafisica fare la critica alla ragione e alla situazione morale dell’uomo
e afferma come il nostro intelletto lavora.
L’intendimento deve pensare e non divagare, perché
lui ha il potere di imporre limiti alle
divagazione della immaginazione. Dunque lui deve chiarificare la impossibilità
di supposizione dogmatiche e la scienza dell’auto conoscimento della ragione.
Il senso di natura è spiegato attraverso la condizione di sensibilità che è
influenzata dall’oggetti non conosciute in se stessi e diverse ai fenomeni. Il
senso formale solo è possibile attraverso la condizione dello intendimento che
fa il rapporto delle ripresentazione sensibili nella coscienza per mezzo di
regole e attraverso l’esperienza diversa all’oggetti in se stesse. Dunque le
caratteristiche dell’intendimento e della sensibilità non possono essere date
fuori di queste concetti.
La natura non può essere conosciuta per nessuna
esperienza, perché essa bisogna di leggi a priori per aver possibilità,
dunque la legge della natura soltanto può essere data dei principi di
connessioni dei fenomeni e delle condizioni di questa unione nella coscienza.
Cosi la legge suprema della natura, per Kant, deve stare nel nostro
intendimento delle condizione di possibilità della esperienza della sensibilità
e dello intendimento. Dunque le leggi universali della natura possono e devono
essere conosciute a priori e servono di fondamento a ogni uso empirico
dello intendimento, e questo ci permette affermare che lo intendimento non crea
sue leggi a priori, a partire dalla natura, però loro prescrive.
Le legge dei oggetti della intuizione sensibile che
sono necessarie sono messe dall’intendimento. La legge della gravitazione, ad
esempio, è fondata dei principi universali di determinazione dello spazio che
lo intendimento conosce a priori. Lo spazio è il sostrato di ogni oggetti
particolari di intuizioni determinabili, di condizioni di possibilità e
molteplicità di intuizioni. L’intendimento è l’origine della ordine universale
della natura, costituendo la forma della esperienza a priori. Cosi, il
mondo dei sensi non è un oggetto della esperienza oppure è una natura.
Il paragrafo 39 è un’appendice alla scienza pura
della natura (del sistema delle categorie). Kant spiega che si deve derivare la
molteplicità dei concetti sotto un principio a priori e unire tutte in un
conoscimento sistematico. Dalla esperienza non si può ritirare la forma di
connessione dei concetti che sono fuori della esperienza, perché questo sarebbe
estrarre la grammatica di una lengua naturale.
Dunque le categorie aristoteliche fu respinte come
fantasia inutile, cosi i concetti pure della sensibilità (spazio e tempo)
eliminarono la necessità di quella classificazione. Allora le categorie sono
funzioni logiche che servono soltanto per determinare giudizi empiriche, dunque
le categorie sono limitate all’uso della esperienza e cosi, anche o natta la
plancia dei principi che vanno al di là dell’uso fisiologico dell’intendimento.
Questo sistema esclude ogni concetti strano dei concetti dello intendimento
puro, determinando ogni conoscimento in suo posto proprio, secondo un principio
universale.
Terza parte della questione trascendentale
principale.
Come è possibile la metafisica in generale? (§40 - §44)
Al contrario della matematica e della fisica, la
metafisica bisogna di una investigazione critica per se stessa, perché essa
solo è possibile quando fa la distinzione tra concetti di ragione pura e i
concetti dell’intendimento. Questo succede, secondo Kant, perché i conoscimenti
dello intendimento puro e suoi principi possono essere comprovati nella
esperienza, i conoscimenti della ragione trascendente invece non possono essere
date dalla esperienza, nemmeno comprovate.
All’interno del paragrafo 43, Kant ci da le tre idee
della ragione: idee psicologiche (sul soggetto completo), idee cosmologiche (la
serie completa delle condizione), idee teologiche (la determinazione dei
concetti in una totalità di quello che è possibile). Ognuna di loro generano
una dialettica divisa in paralogismi, antinomia e ideale.
Nota preliminare sulla dialettica della ragione
pura (§45)
La deviazione della ragione verso le cose in se,
genera i noumeni che servono per tornare possibile la regolarità della
esperienza, ma senza le condizione di intuizione. Nonostante di contribuire
alle ampliazione illimitata dell’uso della esperienza, le idee trascendentali
portano l’intendimento verso utilizzo illusorio, che soltanto può essere
evitato con molto impegno.
I.
Idee psicologiche (§46 - §49)
l’anima, come soggetto ultimo del pensiero, può
essere chiamata di sostanza, ma è un concetto vuoto e senza conseguenza se non
è quello in cui la permanenza diventa fecondo il concetto di sostanze nella
esperienza. La permanenza, tuttavia, soltanto può essere provata come
esperienza, perché il suo schema di sostanza è la permanenza del reale nel
tempo, come sostrato della determinazione empirica temporale, che rimane mentre
tutto cambia.
Cosi la vita è la condizione soggettiva di ogni
esperienza possibile, quindi la permanenza dell’anima soltanto può essere
provata nella vita umana e non dopo la morte. Dunque l’idealismo materiale può
essere rifiutato, perché l’esperienza della esistenza dei corpi nello spazio è
cosi certa come la sua ripresentazione nel senso interno, nel tempo. Lo spazio
è cosi reale come lo “io”, come forma di sensibilità. La verità empirica dei
fenomeni esistono come ripresentazione del soggetto.
II.
Idea cosmologica (§50 - §54)
l’idea cosmologica è il
fenomeno più importante dell’uso trascendente della ragione pura, essa estende
la legazione del condizionato con la condizione e il suo oggetto mai può essere
dato della esperienza. Secondo le idee cosmologiche, ci sono 4 tesi e antitesi
dialettiche della ragione pura:
TESE
|
ANTITESE
|
1- Sul inizio del mondo
|
1- Sulla infinitudine
dell’universo
|
2- Formazione attraverso le
cose semplice
|
2- Cose composte
|
3- Cause liberi
|
3- Negazione della libertà
nella natura
|
4- Il essere necessario delle
cause del mondo
|
4- Dalla contingenza di tutto
|
Tanto le tesi quanto le antitesi possono essere
stabilite attraverso prove irresistibili. I concetti utilizzate dalle idee
cosmologiche non sono date dalla esperienza, dunque non c’è certezza oppure una
prova positiva o negativa. Loro rivelano l’illusione dialettica della ragione
puro nell’uso di questi principi. Quindi, l’impossibilità di un concetto
succede quando abbiamo due proposizioni contradditorie false, perché nessuna
proposizione può essere concessa tra loro, dunque nulla è assolutamente pensato
di questo concetto. Nel paragrafo 54 abbiamo la conclusione che non si può
risolvere le antinomie della ragione, mentre gli oggetto del mondo sensibile
siano considerati come cose in se.
III. Idea teologica (§ 55)
La terza
idea trascendentale di un essere primo e supremo determina la possibilità e
realtà di tutte le cose. Questo presupposto non è pensato nella serie della
esperienza, ma in vista di lei verso la comprensione delle sue connessioni,
ordine e unità.
Osservazione generale sulle idee
trascendentale (§56)
Le idee trascendentale, per
Kant, non possono essere date dalla esperienza, ma dalla ragione e devono
essere risolte per se stesse. L’idea totale del conoscimento fornisce l’unità
di in sistema. Dunque l’unità del modo di conoscimento, costitutivo e
regolativo, come possibilità di andare al di là della esperienza, in realtà
permette alla ragione servire per portare l’esperienza in se stessa più vicina
all’integralità.
Conclusione della determinazione
dei limiti della ragione pura (§57)
Tutti i
concetti dello intendimento puro visano tornare possibile la esperienza,
tuttavia è assordo considerare i principi di possibilità della esperienza come
condizione universali delle cose in se stesse. Quindi, l’esperienza mai
soddisfare la ragione, perché la ragione trova spazio per lo conoscimento delle
cose in se e non conosce limiti che non possa arrivare.
Cosi, la metafisica sta
predisposta negli uomini e non è il risultato di una scelta oppure del
progresso del conoscimento della esperienza. Le idee trascendentali determinano
i limiti della ragione pura e è soltanto nei noumeni che la ragione trova la
completezza e soddisfazione.
La ragione è limitata a non
stendere il conoscimento della esperienza fuori dei suoi limiti e a non
giudicare le cose fuori come cose in se. L’antropomorfismo dogmatico è
sostituito per lo simbolico, attraverso l’uso del linguaggio e non nel rapporto
con l’oggetto. Dunque il mondo sensibile si riferisce al sconosciuto, che se
conosce perché si riferisce all’uomo e al suo rapporto con il mondo in cui fa
parte.
L’analogia §58 - §60 – l’analogia è una somiglianza perfetta di due
cose non somiglianti, nel che riguarda al rapporto, come tra le leggi della
fisica e del diritto. Cosi, nulla impedisce l’attribuzione al essere supremo
una causalità per mezzo della ragione, senza che gli sia attribuita in lui
stesso come proprietà inerente. La ragione, dunque, non è trasferita dall’ente,
però al suo rapporto con il mondo sensibile. Per questo, possiamo dire che il
fondamento della ragione suprema è data dal rapporto della causa suprema con il
mondo.
La ragione umana, vai aldilà
della esperienza sensibile affinché posso controllare il suo proprio uso, però
soltanto può farlo attraverso dell’analogia, questo limite non la impedisce di
arrivare al limite della esperienza, nemmeno al rapporto con qualcosa che deva
essere il fondamento supremo di ogni oggetto della esperienza. Dunque questa è
la disposizione naturale della ragione umana.
La metafisica vuole incontrare i
fini della natura, perché tutto ciò che si trova nella natura deve essere stato
predisposto per qualche fine. Questa disposizione vuole liberare il nostro
concetto delle esperienze e degli ostacoli della osservazione della natura e ci
permettere l’accesso ai oggetti della ragione pura, che non possono essere
raggiunte per la sensibilità. Cosi si può stendere l’universalità necessaria al
fine morale.
La conclusione fondamentale è
questa: le idee psicologiche servono per
deviare il materialismo; le idee cosmologiche servono per evitare il
naturalismo, finalmente le idee teologiche servono per rimuovere il fatalismo.
Soluzione della questione
principale dei Prolegòmeni
Come è possibile la metafisica
come scienza?
Kant afferma che la metafisica,
come disposizione naturale della ragione, è reale, ma dialettica e illusoria
per se stessa, dunque, per essere una scienza bisogna generare il conoscimento
e la certezza. I concetti a
priori devono essere divise tra sensibilità, intendimento
e la ragione. Deve anche dedurre il conoscimento sintetico a priori e suoi limiti nel sistema
completo.
La metafisica non è considerata
come scienza fondamentale. La legge di necessità fornisce allo spirito
universale della filosofia un nuovo oggetto di studio attraverso dei Prolegòmeni.
La critica della ragione
pura deve ricercarla e sottometterla alla prova universale. Dunque a metafisica
ancora non può dimostrare a priori sue proposizioni e per questo non ha
esistito finora.
Appendice di quello che può essere fato per tornare la metafisica una
scienza - La ricerca dei principi della critica deve
precedere ogni giudizio a rispetto del suo valore o non-valore.
Saggio di un giudizio sulla critica che deve precedere alla ricerca – l’idealismo
trascendentale afferma che ogni conoscimento delle cose è illusorio quando è
fatto soltanto dall’intendimento puro o dalla ragione pura, soltanto nella
esperienza c’è la verità. Spazio e tempo appartengono ai fenomeni delle cose,
ambedue sono conosciute a
priori come forma pura di sensibilità che torna possibile
ogni intuizione dei fenomeni. Loro prescrivono a priori la legge di ogni esperienza
possibile, dando criterio per distinguere la illusione della verità. Il
conoscimento a priori riceve realtà oggettiva a partire dalla idealità del
tempo e dello spazio.
Proposta per una ricerca della critica, alla quale può succedere il
giudizio – Tutte i conoscimenti e fini della ragione devono
incontrarsi e unire in una totalità. La critica da il criterio al giudizio per
fare la distinzione tra sapere ed illusione. Fondamenta una forma di pensare e
libera il giudizio della speculazione dogmatica. Le aberrazioni sono
allontanate della metafisica attraverso la filosofia critica, diventando in una
scienza di reale utilità.
Conclusione
In questa lettura possiamo
anzitutto avere una coscienza chiara della formazione filosofica di Kant, anche
del suo contesto storico. Sono tantissime i segni che troviamo in questa opera
che ci permette vedere questo. Sappiamo che nel suo lavoro come professore
(1747 – 1781) lui ha seguito la filosofia tedesca di quella epoca, che era una
forma del razionalismo dogmatico di Wolff con fondamento in Leibnitz, tuttavia
le apparenti contradizioni che lui ha trovato nelle altre scienze e le
conclusioni che Hume aveva arrivato nella sua analisi del principio di causa,
dicendo che il rapporto tra causa e effetto è una questione di abito e non una
“verità di ragione”, come diceva Leibnitz, lo hanno fatto pensare la necessità
di una revisione, oppure una critica di ogni esperienza umana del conoscimento.
Come ho scritto in questo
commentario e anche come abbiamo studiato nelle lezione, il suo scopo era
permettere un grado più alto di chiarezza per le scienze fisiche e aveva il
proposito di mettere una base, secondo lui, più forte alle verità metafisiche,
che il scetticismo fenomenalista di Hume aveva distrutto.
Kant ha pensato e messo un problema che mi sembra
giusto, l’antico razionalismo dogmatico ha dato molta enfasi ai elementi a
priori del conoscimento e da un altro lato, la filosofia empirica di Hume è
andata molto lontana quando ha ridotto ogni conoscimento ai elementi empiriche
oppurea posteriori, però penso che la sua critica alla metafisica
classica non è giusta, perché sembra che lui non la conosceva molto.
L’opera mi sembra anche importante perché, credo che
lui ha avuto il merito di vedere la prima volta il pensiero umano in due
caratteristiche: analitico e sintetico. E questa tematica sarà dopo rivista nel
fine dell’Ottocento e inizio del Novecento. Kant ha fato un tentativo di
spiegare la struttura del conoscimento umano e dopo di lui ha avuto diverse
discussione sull’esistenza dei conoscimenti a priori. Le definizioni del
conoscimento di Kant hanno avuto una importanza fondamentale nello studio della
filosofia, perché praticamente non c’è uno pensatore dopo che non ha avuto una
influenza di lui.
Prolegòmeni è molto importante per capire meglio la Critica,
e come praticamente tutta la filosofia posteriore ha cambiato dopo questa
opera, possiamo dire che l’importanza di Prolegòmeni è rilevante. Anche
ripresenta un aiuto grandissimo per capire la situazione filosofica attuale e
l’importanza minore che è data alla metafisica. Come siamo sicuri della
necessità della metafisica, imparare il camino che, secondo alcune, la ha fato
morire, è importante per farla rinascere con un nuovo sguardo, anche con una
impostazione vera e attuale che ci serva per dare le risposte ai problemi
dell’uomo contemporaneo.