3ª Domenica di Pasqua
>> domingo, 14 de abril de 2013 –
HOMILIAS
“In quella notte non presero nulla” (Gv
21, 3), Carissime fratelle e sorelle, cosa significa queste parole per noi? Io
penso che significa la nostra luta e tentative diarie, perché anche noi, tante
volte, non troviamo nulla. Tante volte non siamo in grado de compiere i
propositi che abbiamo offerto al Signore, oppure quando le realtà di fede non
penetra nel nostro cuore come ci piacerebbe.
Ci siamo nel tempo pasquale e
può essere che la vera gioia della risurrezione di Cristo non sia ancora la
nostra gioia, come è successo anche con i apostoli, come abbiamo letto nel
Vangelo. Questo non è propriamente una mancanza di fede, forse sia una mancanza
di speranza soprannaturale, oppure un’stancamento che forse non conosciamo bene
i motivi.
In questo senso ci consola
tanto, vedere che Gesù guarda e custodisci i suoi. La situazione di Pietro in
questo passaggio, in modo speciale ci chiama l’attenzione. Quell’uomo di solito
coraggioso, anche pieno di iniziative, è adesso un può strano, non c’è più
l’iniziativa che comunque siamo a abituati a vedere in lui, non è più quello
che invita le altre al lavoro, o che parla senza pensare, troppo spontaneo.
Forse sia un può imbarazzato di aver negato il suo Signore tre volte e per
questo motivo non si sente più il primo degli apostoli, il capo. Se fosse prima,
lui certamente direbbe “andiamo a pescare” intimando agli altre, ma lo vediamo
dicendo soltanto “Io vado a pescare”
(Gv 21,3), non c’e il coraggio di dire agli altre, venite con me, cerchiamo di
lavorare. Altra cosa che ci chiama l’attenzione è che lui torna a essere un
pescatore comune, come era prima della scelta del Signore, non si sente più
degno di essere un pescatore di uomini e di anime.
Carissime, la nostra vita
spirituale è molto simile a quella di Pietro, però la logica divina è il dato
fondamentale che non possiamo ignorare. Dio quando ha scelto Pietro già lo
sapeva di tutto quanto era in grado quell’uomo, di tutti di buono, pero anche
tutto di cattivo che potrebbe fare. La Sacra Scrittura ci lascia chiaro questo.
Ricordiamo nuovamente quello che abbiamo letto e meditato nella settimana
santa: “In verità io ti dico: questa
notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte” (Mt 26,33),
qui è molto chiaro che l’attitudine debole di Pietro non è una sorpresa a Gesù.
Cari amici, cosa significa
questo in vita mia? Tutto! Significa che io possa fare, può separarmi
dell’amore di Dio, che i miei peccati anche possono essere tutto perdonati,
come ci ricorda il Santo Padre Francesco, “Dio non si stanca di ci perdonare,
noi è che si stanchiamo di chiedere perdono.” Questo significa anche che sempre
sarà tempo di incominciare nuovamente, che il perdono e l misericordia di Dio
ci restituisce, ci fa nuovi, “tutto
scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13, 7).
C’è un altro piccolo però
molto importante dettaglio che non ci può passare inosservato, Dio da a Pietro
un’altra opportunità per confermare il suo grande amore a Lui e per me questo è
il dialogo più bello e anche il più importante del Vangelo e per questo lo ho
scelto per essere il mio motto di ordinazione sacerdotale, voglio ripetere e
meditare nuovamente con tutti voi. “Simone,
figlio di Giovanni, mi più di costoro? Gli rispose: Certo, Signore, Tu lo sai
che io ti voglio bene. Gli disse: Pasci i miei agnelli. Gli disse di nuovo, per
la seconda volta: Simone, figlio di Giovanni, mi ami? Gli rispose: certo,
Signore, Tu sai che io ti voglio bene. Gli disse: Pascola le mie pecore. Gli
disse per la terza volta: Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?. Pietro
rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: Mi vuoi bene?, e gli
disse: Signore, Tu conosci tutto; Tu sai che io ti amo. Gli rispose Gesù: pasci
le mie pecore.” (Gv 21, 15-17)
Se Pietro ha rinegato Gesù
tre volte, tre volte Gesù gli ha dato l’opportunità di riaffermare il suo amore
e non è stato sodisfatto fino al momento in che Pietro Gli dicesse: “Io ti amo”
e se fosse dieci o mille volte i peccati di Pietro il Signore gli domanderebbe
dieci o mille volte: “Simone, Tu mi ami?”
Non importa in che situazione
ci troviamo in questo momento, se felici o triste, se animati o disanimati, se
disponibili o stanchi, Gesù domanda adesso, in questo momento a ognuno di noi:
Tu mi ami? E la nostra risposta deve essere quella di Pietro: Signore Tu sai
tutto, tu sai i miei peccati, Tu sai quante volte ho pensato di lasciare tutto,
Tu sai tutto quanto porto in mio povero cuore, però Tu sai che Io Ti amo e
voglio essere tuo per tutta la vita, perché “da chi andremo? Soltanto Tu hai parole di vita eterna.” (Gv 6, 68)
Con l’aiuto della Madonna, rifugi dai
peccatori, con l’aiuti della Chiesa trionfante, che sono i santi dal cielo, e
con l’aiuto della Chiesa militante, che sono i cattolici di tutto il mondo
diremo oggi e sempre: Signore ascolta il nostro umile pentimento, siamo qui per
incominciare tutto nuovamente, adesso un può più fiduciosi in Te e meno in noi
stessi.