II Domenica della Quaresima
>> domingo, 24 de fevereiro de 2013 –
HOMILIAS
Carissime fratelli e sorelle, oggi celebriamo la seconda Domenica
quaresimale. La Quaresima non è un tempo qualsiasi, è un periodo durante il
quale, pur continuando la nostra vita ordinaria, siamo chiamati di una forma
più intima e personale a riconsiderare il nostro rapporto con Dio e con i
nostri fratelli e sorelle più vicine.
La prima lettura ci presenta un’immagine molto bella che ha segnato
profondamente la vita di Abram. La chiamata fatta dal Signore ha lasciato il
patriarca impressionato, perciò il Signore faceva una promessa grandissima che
soltanto con gli occhi naturali non se poteva contemplare. Cosi dice il
Signore: Abram “Guarda in cielo e conta
le stelle, se riesci a contarle e soggiunse: tale sarà la tua discendenza”
(Gen 15,5).
Carissime sono parole fortissime che se leggiamo senza l’attenzione propria
può passare inosservato. Il contesto è lo seguente: Il Signore sta parlando di
discendenza familiare a un uomo anziano sposato con una donna anziana e
sterile! La Promessa fatta dal Signore bisogna non soltanto la fede de Abram
come anche il suo buon umore…
Ma cosi sono le promesse del Signore, molto più grande di quanto possiamo
immaginare. Una discendenza non era soltanto il sogno di Abram, era anche il
segno più forte della benedizione di Dio nella vita di una persona. Una coppia
senza figli, in quell’epoca, era come una famiglia dimenticata dal Signore.
Carissime perché la liturgia d’oggi ci presenta questa lettura? Per ci fare
ricordare che la chiamata fatta dal Signore attraverso la Chiesa di fare più
penitenza e preghiera in questo periodo c’è lo scopo di rinnovare la nostra
speranza, la nostra gioia, la nostra forza di vivere in questo mondo pieno di
tribolazione.
Quando ci sentiamo disanimati oppure un può stanchi con la vita, con i
nostri limiti e debolezze dobbiamo ricordare di questo, la grazia di Dio c’è il
potere di fare nuove tutte le cose. Il Signore mai si dimentica di noi, ci
prepara e aiuta ad superare le difficoltà della nostra povera esistenza umana.
Dobbiamo ricordare sempre dei momenti forti che abbiamo passato nella presenza
di Gesù. Di quanto Egli ha fatto nella nostra vita, di tutto che ci ha dato e
di tutto che abbiamo già superato. Ricordare dei momenti che abbiamo pensato
non avere soluzioni, che era il fine di tutto, e piano piano, con fede e, forse
un può di buon umore, abbiamo superato.
Il Vangelo ricorda la trasfigurazione del Signore ai suoi discepoli Pietro,
Giovanni e Giacomo sul monte Tabor, questo ha successo giustamente una
settimana prima della crocifissione di Gesù. Vediamo che il Signore ha voluto
fortificare la fede dei suoi amici prima del momento di dolore, perciò il
Signore mai ci da una croce più grande che quella che possiamo portare.
Certamente la ricordazione della Trasfigurazione di Gesù ha portato fede e
forza agli apostoli in diversi momenti della loro vita, specialmente nei momenti
di tribolazione, persecuzione, paura ecc.
Nella Trasfigurazione la nube rappresenta la presenza divina come ha
successo anche con Mosè nel Monte Sinai e la voce che parla, conferma la parola
di Gesù sulla sua passione e morte.
Carissime davanti agli difficoltà della vita dobbiamo fare come Abram,
alzare la testa e gli occhi e guardare il cielo, raccontare le stelle e
imitando la sua fede, credere con forza che Dio ha tutto il potere di fare
discendenza dove non c’è vita, di fare germogliare acqua di pietra, di ci fare
santi stesso quando soltanto vediamo debolezze. Una buona dose di buon umore è
anche sempre benvenuta, per non fermarci soltanto in noi stessi.
Dunque la liturgia d’oggi ci ricorda che il nostro impegno di pregare un
può più, di fare più penitenza non è vano, come la fede di Abram non era vana e
come dice la Parola di Dio “Egli credette
al Signore (con buon umore io aggiungo), che glielo accreditò come giustizia”
(Cf. Gen 15,6).
Insieme con noi, prega la Chiesa in tutto il mondo, credendo che la grazia
di Dio può fare miracoli. Preghiamo specialmente per il Santo Padre Benedetto
XVI in questa ultima settimana del suo pontificato e anche per il prossimo Papa
che il Signore ci darà.
Per finire la nostra meditazione io vi lo ripeterò le parole del Santo
Padre ieri nella conclusione degli esercizi spirituali della curia romana “Credere non è altro che, nell’oscurità del
mondo, toccare la mano di Dio e cosi, nel silenzio, ascoltare la Parola, vedere
l’amore” (Benedetto XVI)