III Domenica del tempo ordinario


Carissimi fratelli e sorelle, la liturgia di oggi ci fa ripartire dall'inizio del Vangelo. É un invito per tutti, un'affettuosa e dolce proposta: per chi lo há già letto tante volte, per chi non lo há mai aperto, per chi só accorge do quanto deve conoscerlo. 

Carissimi fratelli e sorelle, la liturgia di oggi ci fa ripartire dall'inizio del Vangelo. É un invito per tutti, un'affettuosa e dolce proposta: per chi lo há già letto tante volte, per chi non lo há mai aperto, per chi só accorge do quanto deve conoscerlo.
Veramente può succedere che pensiamo già conoscere sufficientemente il Vangelo, e cosi dimenticare di una cosa fondamentale: la parola di Dio è una realtà viva efficace, e in ogni momento della nostra vita ci porta una risposta, una luce nuova.

Qualche volta sembra di ripetere quello che già si sa, ma con il tempo e con la fatica del cuore, ne scopriamo il senso e capiamo cosa chiede oggi. Lo scopo è mettere nuovamente la meditazione del Vangelo nel centro della nostra vita, cercare le risposte ai nostri domande più profondi attraverso di quello che ci insegna Gesù.

Tutti noi abbiamo l'esperienza comune della nostra insufficienza per risolvere tutti i problemi della nostra vita. Perché non viviamo in questo mondo da solo, abbiamo una serie de persone che amiamo tanto, che fanno parte della nostra felicità e tante volte, noi cerchiamo le risposte in quello che non può soddisfare veramente la nostra sete di senso di vita e questo è il vero motivo per cui tante volte, ci troviamo con la nostra fatica, anche con la nostra impazienza, in una parola, con la nostra insufficienza.

Il problema fondamentale è che questo può ci portare al stare di solito stanchi, disanimati, senza speranza, senza gioia e può fare della vita veramente un fardo troppo grande.

Nel Vangelo ascoltiamo Gesù a dire “Lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista” (Lc 4, 18-19). Ecco la chiave di lettura: Bisogna pensare chi sono questi poveri, questi prigionieri, questi ciechi.

In un primo momento possiamo fare una lettura superficiale e pensare soltanto in senso materialista ed utilitarista, però sarà che questi poveri, prigionieri, ciechi sono soltanto quelle in senso letterale della parola oppure non può essere anche ognuno di noi.

Quante volte ci sentiamo poveri nel senso del non aver tutte le capacità che abbiamo bisogno, anche di non poter realizzare nella nostra vita tutto quello che Dio aspetta di noi, tutto quello che aspettano quelle che ci sono vicine?

Quante volte ci troviamo prigionieri dei peccati, prigionieri dentro di noi stessi, chiusi alle altri, a una nuova vita senza peccato, senza l'egoismo, senza l'ira, senza lussuria, senza invidia e tante altre peccati.
Quante volte siamo anche ciechi, perché siamo incapace di vedere speranza tra i problemi della vita, non vediamo che Dio è con noi in tutte i momenti ed circostanze della nostra vita.

Carissime, in questo senso, la liturgia di oggi è un nuovo e forte invito a tutti noi, per trovare nuovamente la nostra vera vita che è con Cristo in Dio. Soltanto Gesù, può dare a noi lo Spirito Santo, per rinnovare tutte le cose, per ci dare una nova gioia, una nuova speranza e una nuova pace.

Lo Spirito Santo farà anche, che noi possiamo partecipare delle realtà soprannaturali della nostra fede, con un nuovo senso interiore, ad esempio, andare alla Santa Messa veramente con un desiderio profonde di permettere che Gesù, presente nell'Eucaristia sia la nostra forza, il vero cibo di vita eterna, di pregare ogni giorni con sicurezza che Dio ci ascolta, ci guarda e ci protegge.

Chiediamo anche al nostro angelo custode e alla Madonna che ci faccia vivere nelle realtà umani con senso di fede e che possiamo trovare in questa santa messa, la grazia che abbiamo bisogno e portarla anche a tutti quelle che sono vicine a noi.

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