IV Domenica di Quaresima
>> domingo, 30 de março de 2014 –
HOMILIAS
(1Sam 16,1.4.6-7.10-13; Sl 22; Ef 5.8-14; 9, 1-41)
Carissimi fratelli e Sorelle la quaresima è un tempo di
rinnovamento spirituale in cui siamo chiamati a meditare sulla nostra fede
anche sulla nostra condotta, affinché possiamo purificarci e contemplare con
cuore nuovo la Pasqua del Signore. La liturgia ci propone in ogni domenica
quaresimale un tema alla nostra meditazione e in questa chiamata Domenica, laetare (allegria), dobbiamo fare una piccola
pausa per meditare due aspetti importanti: prima, la Pasqua è ormai vicina,
come sta il nostro cuore? Secondo, sono uscito dalle tenebre, rimango nella
luce?
È proprio questo il nostro itinerario in questa
riflessione, che anzitutto deve essere personale e in dialogo con Dio. La
quaresima, senza dubbio è un periodo in cui siamo chiamati ad un austerità
spirituale, ma non nel senso legalista e si nel senso di cercare con più forza
la presenza di Dio e la liberazione dei nostri peccati e vizi, e non possiamo
pensare che questo itinerario di austerità sia incompatibile con l’allegria,
proprio perché tutta la nostra lotta interiore ha un bello scopo, diventare più
amici di Dio, non c’è altra meta, ogni nostro combattimento interiore e
esteriore cerca soltanto questo, purificarci, togliere il peccato e
l’inimicizia della nostra vita, affinché i nostri occhi possono vedere l’amore,
possono contemplare la vita così come la vita deve essere vista, ossia, come un
dono meraviglioso dato da Dio per la nostra felicità.
Allora siamo ormai vicini alla Pasqua, abbiamo percorso
quattro settimane e questo è già un buon punto di riferimento per la nostra
analisi. Sto cercando veramente purificarmi? Sto veramente portando più a serio
la mia vita con Dio? La penitenza quaresimale veramente mi sta portando ad
amare più le altre, a perdonare più coloro che mi hanno offeso nel passato?
Non c’è nessun problema se la risposta a queste domande sia
no, perché ancora è tempo di conversione e non siamo mai in ritardo, la
chiamata di Dio è quotidiana, e questa Domenica laetare (allegria) deve essere una pausa felice, perché ci rendiamo
conto che la Pasqua di Gesù è molto vicina, ossia, la sua vittoria sul male e
sul peccato è già presente e è questo il motivo per il quale non dobbiamo stare
tristi se vediamo che le nostre opere non sono ancor convertiti. Però questa
visione della Pasqua vicina deve essere Allegria e motivo di conversione,
poiché “un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore”. (Ef 5,8)
Il Vangelo ci presenta un bel modello di conversione
interiore e esteriore. Sappiamo che la visione è un aspetto che riguarda al
nostro interiore ma anche all’esteriore, e pensare a questo cieco di nascita
che ha ricevuto il dono della visione da Gesù è proprio forte. Andiamo a quel
contesto…
Come si può vedere nella domanda dei discepoli, essere
cieco implicava non soltanto una condizione di malattia corporale, mas anche un
stato sociale e soprattutto religioso, era come un segno di peccato, “Rabbì,
chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?” (Gv 9, 2), possiamo
immaginare l’umiliazione per il cieco anche per la sua famiglia, poiché non era
un male che si poteva nascondere, ma una cosa che saltava alla vista di tutti.
Però la risposta di Gesù è rivelatrice, “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è
perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv 9, 3) e aggiunse “Finché
io sono nel mondo, sono la luce del mondo” (Gv 9, 5), infatti la prima
visione di quell’uomo dopo tante anni ciechi è stato proprio Gesù.
Cari fratelli e sorelle, non importa la nostra
condizione, forse in questo momento della nostra vita possiamo stare un po’
ciechi, in questo o quell’aspetto, forse sia una stanchezza che non finisce mai
o un disanimo spirituale, forse siano ancora le passioni che si mostrano
potenti e tante volte ci fa soccombere, non c’è problema! Il tempo è proprio
questo, e la nostra esperienza di fallimento ci deve mostrare soltanto una cosa,
non possiamo camminare da soli, solo la grazia di Dio ci può fare uscire dal
peccato per una vita nuova.
Un dettaglio molto forte e bello che non può passare
inosservato è che quel cieco, disprezzato dall’autorità religiose e dalla
società in generale, fu la persona a dare una grande e coraggiosa testimonianza,
senza paura nemmeno vergogna. Interessante che i suoi genitori si, queste che
erano persone normali hanno avuto paura di dire la verità e hanno trasferito la
responsabilità di dare testimonianza al proprio figlio, “chiedetelo a lui: ha l’età,
parlerà su di sé. Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei
Giudei.” (Gv 9, 21-22). Invece il loro figlio, ancora gradito dal
miracolo ricevuto non ha avuto paura e dopo una vita tutta intera nella cecità,
dopo fare l’esperienza dell’incontro con Gesù, lo proclama suo Signore.
E non la fa con timidezza, infatti lui conosceva molto
bene l’atteggiamento di quelle che passavano ogni giorno davanti a sé senza dimostrare nessun amore,
la sua risposta alla domanda dei Giudei è veramente degna di attenzione, “Che
cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?. Rispose loro: ve l’ho già detto
e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare
anche voi suoi discepoli?” (Gv 9, 27).
Appunto, quando ha avuto l’opportunità lui stesso di
diventare discepolo di Gesù, l’ha fato prontamente senza oscillare, “Tu,
credi nel Figlio dell’uomo? Egli rispose: e chi è, Signore, perché io creda in
lui? Gli disse Gesù: Lo hai visto: è colui che parla con te. Ed egli disse:
Credo, Signore” (Gv 9, 35-36).
Fratelli e sorelle, non abbiate paura di cambiare di
vita, e non lasciatevi disanimare dal peccato che infatti ci stanca tanto
tanto! Non importa la nostra situazione attuale, lo che importa è che questa Domenica
è un’opportunità nuova di incontro con Cristo, per farci uscire dalla nostra
cecità. La logica di Dio è diversa dalla logica umana, non importa se
l’esperienza del peccato è stata grande, sicuramente non è più grande che
l’amore di Dio.
La prima lettura ci mostra che la chiamata di Dio non
segue mai criteri umani, e tra i figli di Iesse, Davide era lo che meno
chiamava l’attenzione, però lo sguardo del Signore era su di lui, “io
l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede
l’apparenza, ma il Signore vede il cuore” (1Sam 16, 7) e come bene
sappiamo Davide è stato grandissimo davanti a Dio, sicuramente non è stato
impeccabile, la Sacra Scrittura infatti ci rivela qualche peccati suoi, però ci
rivela più, che la sua esperienza con il Signore è stata così profonda che
ritornava sempre al suo Dio.
Finiamo così, non importa se siamo ancora ciechi oppure
se siamo piccoli e senza nulla di speciale come Davide, l’importante è che “il
Signore sia il nostro Pastore, che non ci lascia mancare di nulla, che su
pascoli erbosi ci fa riposare e ad acque tranquille ci conduce” (cfr. Sl 22,
1-2). Allora, l’allegria di questa Domenica è proprio questa, sapere
che la vittoria di Gesù sulla morte è vicina e che per la nostra cecità abbiamo
sempre la grazia di Dio che ci fa diventare luce nel Signore.
Chiediamo alla Madonna che ci aiuti sempre a avvicinarci
del suo Figlio con allegria e speranza di trovare la nuova visione e la luce.