IV Domenica di Quaresima

(1Sam 16,1.4.6-7.10-13; Sl 22; Ef 5.8-14; 9, 1-41)


Carissimi fratelli e Sorelle la quaresima è un tempo di rinnovamento spirituale in cui siamo chiamati a meditare sulla nostra fede anche sulla nostra condotta, affinché possiamo purificarci e contemplare con cuore nuovo la Pasqua del Signore. La liturgia ci propone in ogni domenica quaresimale un tema alla nostra meditazione e in questa chiamata Domenica, laetare (allegria), dobbiamo fare una piccola pausa per meditare due aspetti importanti: prima, la Pasqua è ormai vicina, come sta il nostro cuore? Secondo, sono uscito dalle tenebre, rimango nella luce?
È proprio questo il nostro itinerario in questa riflessione, che anzitutto deve essere personale e in dialogo con Dio. La quaresima, senza dubbio è un periodo in cui siamo chiamati ad un austerità spirituale, ma non nel senso legalista e si nel senso di cercare con più forza la presenza di Dio e la liberazione dei nostri peccati e vizi, e non possiamo pensare che questo itinerario di austerità sia incompatibile con l’allegria, proprio perché tutta la nostra lotta interiore ha un bello scopo, diventare più amici di Dio, non c’è altra meta, ogni nostro combattimento interiore e esteriore cerca soltanto questo, purificarci, togliere il peccato e l’inimicizia della nostra vita, affinché i nostri occhi possono vedere l’amore, possono contemplare la vita così come la vita deve essere vista, ossia, come un dono meraviglioso dato da Dio per la nostra felicità.
Allora siamo ormai vicini alla Pasqua, abbiamo percorso quattro settimane e questo è già un buon punto di riferimento per la nostra analisi. Sto cercando veramente purificarmi? Sto veramente portando più a serio la mia vita con Dio? La penitenza quaresimale veramente mi sta portando ad amare più le altre, a perdonare più coloro che mi hanno offeso nel passato?
Non c’è nessun problema se la risposta a queste domande sia no, perché ancora è tempo di conversione e non siamo mai in ritardo, la chiamata di Dio è quotidiana, e questa Domenica laetare (allegria) deve essere una pausa felice, perché ci rendiamo conto che la Pasqua di Gesù è molto vicina, ossia, la sua vittoria sul male e sul peccato è già presente e è questo il motivo per il quale non dobbiamo stare tristi se vediamo che le nostre opere non sono ancor convertiti. Però questa visione della Pasqua vicina deve essere Allegria e motivo di conversione, poiché “un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore”. (Ef 5,8)
Il Vangelo ci presenta un bel modello di conversione interiore e esteriore. Sappiamo che la visione è un aspetto che riguarda al nostro interiore ma anche all’esteriore, e pensare a questo cieco di nascita che ha ricevuto il dono della visione da Gesù è proprio forte. Andiamo a quel contesto…
Come si può vedere nella domanda dei discepoli, essere cieco implicava non soltanto una condizione di malattia corporale, mas anche un stato sociale e soprattutto religioso, era come un segno di peccato, “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?” (Gv 9, 2), possiamo immaginare l’umiliazione per il cieco anche per la sua famiglia, poiché non era un male che si poteva nascondere, ma una cosa che saltava alla vista di tutti. Però la risposta di Gesù è rivelatrice, “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv 9, 3) e aggiunse “Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo” (Gv 9, 5), infatti la prima visione di quell’uomo dopo tante anni ciechi è stato proprio Gesù.
Cari fratelli e sorelle, non importa la nostra condizione, forse in questo momento della nostra vita possiamo stare un po’ ciechi, in questo o quell’aspetto, forse sia una stanchezza che non finisce mai o un disanimo spirituale, forse siano ancora le passioni che si mostrano potenti e tante volte ci fa soccombere, non c’è problema! Il tempo è proprio questo, e la nostra esperienza di fallimento ci deve mostrare soltanto una cosa, non possiamo camminare da soli, solo la grazia di Dio ci può fare uscire dal peccato per una vita nuova.
Un dettaglio molto forte e bello che non può passare inosservato è che quel cieco, disprezzato dall’autorità religiose e dalla società in generale, fu la persona a dare una grande e coraggiosa testimonianza, senza paura nemmeno vergogna. Interessante che i suoi genitori si, queste che erano persone normali hanno avuto paura di dire la verità e hanno trasferito la responsabilità di dare testimonianza al proprio figlio, “chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà su di sé. Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei.” (Gv 9, 21-22). Invece il loro figlio, ancora gradito dal miracolo ricevuto non ha avuto paura e dopo una vita tutta intera nella cecità, dopo fare l’esperienza dell’incontro con Gesù, lo proclama suo Signore.
E non la fa con timidezza, infatti lui conosceva molto bene l’atteggiamento di quelle che passavano ogni giorno  davanti a sé senza dimostrare nessun amore, la sua risposta alla domanda dei Giudei è veramente degna di attenzione, “Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?. Rispose loro: ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?” (Gv 9, 27).
Appunto, quando ha avuto l’opportunità lui stesso di diventare discepolo di Gesù, l’ha fato prontamente senza oscillare, “Tu, credi nel Figlio dell’uomo? Egli rispose: e chi è, Signore, perché io creda in lui? Gli disse Gesù: Lo hai visto: è colui che parla con te. Ed egli disse: Credo, Signore” (Gv 9, 35-36).
Fratelli e sorelle, non abbiate paura di cambiare di vita, e non lasciatevi disanimare dal peccato che infatti ci stanca tanto tanto! Non importa la nostra situazione attuale, lo che importa è che questa Domenica è un’opportunità nuova di incontro con Cristo, per farci uscire dalla nostra cecità. La logica di Dio è diversa dalla logica umana, non importa se l’esperienza del peccato è stata grande, sicuramente non è più grande che l’amore di Dio.
La prima lettura ci mostra che la chiamata di Dio non segue mai criteri umani, e tra i figli di Iesse, Davide era lo che meno chiamava l’attenzione, però lo sguardo del Signore era su di lui, “io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore” (1Sam 16, 7) e come bene sappiamo Davide è stato grandissimo davanti a Dio, sicuramente non è stato impeccabile, la Sacra Scrittura infatti ci rivela qualche peccati suoi, però ci rivela più, che la sua esperienza con il Signore è stata così profonda che ritornava sempre al suo Dio.
Finiamo così, non importa se siamo ancora ciechi oppure se siamo piccoli e senza nulla di speciale come Davide, l’importante è che “il Signore sia il nostro Pastore, che non ci lascia mancare di nulla, che su pascoli erbosi ci fa riposare e ad acque tranquille ci conduce” (cfr. Sl 22, 1-2). Allora, l’allegria di questa Domenica è proprio questa, sapere che la vittoria di Gesù sulla morte è vicina e che per la nostra cecità abbiamo sempre la grazia di Dio che ci fa diventare luce nel Signore.
Chiediamo alla Madonna che ci aiuti sempre a avvicinarci del suo Figlio con allegria e speranza di trovare la nuova visione e la luce.

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