Solennità di Maria Madre di Dio

(Nm 6,22-27; Sl 66; Gl 4,4-7; Lc 2,16-21)

Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino”


       Cari fratelli e sorelle, nel primo giorno dell’anno la chiesa ci invita a celebrare la solennità di Maria Madre di Dio e come è belo cominciare l’anno meditando sulla maternità di Maria, già che come dice la seconda lettura, “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gl 4, 4-5), cioè, attraverso la maternità di Maria diventiamo figli di Dio.

È molto profondo pensare questo, e anche molto opportuno pensarlo nell’inizio dell’anno, poiché ogni generazione è sempre un inizio. Gesù ha cominciato a vivere in modo umano nel grembo di Maria, anche noi cominciamo a vivere nel mondo nel grembo della nostra madre. Così mi sembra perfetto cominciare il nostro percorso di questo nuovo anno meditando su Maria, Madre di Dio e Nostra Madre, affinché il nuovo anno sia anche un nuovo inizio, una nuova luta, una nuova speranza, in soma, una nuova generazione di animo e di fede nella nostra vita.

La liturgia d’oggi ci fa vedere i pastori, che dopo aver ascoltato l’annunzio dell’angelo del Signore, “andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro” (Lc 2, 16-17). Quei pastori che “pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo guardia al loro gregge” (Lc 2, 16-17), forse guardavano il cielo aspettando una novità, oppure guardandolo pregando a Dio chiedendo giorni migliori, così come forse anche noi eravamo ieri notte, guardando il cielo, vedendo i fuochi d’artifizi, pensando sulla nostra vita, aspettando che  il nuovo anno ci porti delle buone novità, desiderando che quest’anno ci possano avere giorni migliori, facendo buoni propositi di vita, oppure tentando dimenticare le cose tristi dell’anno che è passato, in una parola, guardando una parte della nostra vita.

Il bello distaglio che ci parla tanto è che i pastori non si limitarono a guardare il cielo, ma dopo ricevere l’annunzio che anche a noi è stato dato nella notte di Natale, sono andati a cercare ciò che loro erano stato annunziato, non restarono in inerzia, nemmeno fermati nei raccordi della loro vita, nemmeno facendo buoni propositi, ma invece, “andarono, senza indugio”, senza perdere il tempo, e proprio per questo trovarono Gesù, appena nato, e nato da una donna, Maria. Allora siamo invitati in questo giorno a fare lo stesso percorso, se ieri abbiamo guardato il cielo, oggi siamo chiamati ad uscire dei raccordi e andare all’incontro di Gesù e lo troveremo sempre con Maria, così come i pastori.

Ci dice S. Luca che “i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto” (Lc 2, 19) e è esattamente così che desideriamo uscire di questa santa messa, lodando e glorificando Dio, perché come abbiamo già meditato, dal ringraziamento viene la lode e dalla lode l’amore. Rigenerati nella fede, nella speranza, nella carità, con animo re vigorato e cuore rinnovato per cominciare quest’anno che è appena cominciato.

Come bambini appena nati dobbiamo lasciarci custodire e  condurre dalla Madre di Dio e nostra Madre.

C’è una canzone brasiliana molto bella scritta da un sacerdote molto conosciuto li, chiamato Zezinho che dice così: ”in ogni donna che la Terra ha creato, una traccia di Dio Maria ha lasciato” e se celebriamo la solennità della Madre di Dio vorrei offrire un pensiero, una preghiera a tutte le madri, perché tutte noi, se non siamo madre, sicuramente c’è l’abbiamo una.

A voi che siete madri,  e dunque possono capire com’è l’amore di Dio di una forma più profonda, perché l’amore di una madre è quello più vicino all’amore di Dio, offro specialmente questa messa d’oggi. A tutte le specie di madre, quelle che sono già in cielo, quelle sono qui, quelle sono giovanissime, quelle anziane, quelle che hanno i suoi figli acanto, quelle che vivono lontane dei suoi figli, quelle che sono madri perché hanno una fede così grande che possono generare figli di Dio attraverso la fede alimentando la nostra vocazione cristiana con preghiere, quelle che hanno acquistato nel nostro cuore il titolo di madre, di tanto aiutarci con preghiere e carino (nostre madri spirituali) e qui ricordo specialmente di tutte quelle donne che mi hanno come un figlio e allo stesso tempo come un padre spirituale.

Offro la santa messa anche per quelle madri che hanno il carino dei loro figli e per quelle che invece non c’è l’hanno, sia perché i figli non hanno ancora capito l’importanza di una madre, sia semplicemente perché l’età e l’immaturità loro impediscono. Prego per le madri e specialmente per queste, che hanno avuto la difficilissima esperienza di perdere un figlio, questa dolore senza paragone, che soltanto la Madonna lo può capire perché ha vissuto anche Lei.

Al celebrare la solennità della Madre di Dio, invito a tutti, in quest’anno che se inizia, a fare lo stesso percorso dei pastori, che soltanto hanno trovato la vera gioia e speranza per continuare a vivere, perché sono andati subito a cercare Gesù, e sono molto sicuro che lo troveremo sempre  nelle bracci di Maria, acanto a Giuseppe.

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