Solennità del Battesimo del Signore
>> domingo, 12 de janeiro de 2014 –
HOMILIAS
(Is 42,1-4.6-7; Sl 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17)
Cari fratelli e Sorelle oggi
celebriamo il Battesimo del Signore, e vorrei insieme a voi, meditare alcune
aspetti di questa solennità specialmente avendo presente il rapporto che ha con
il nostro battesimo cristiano, affinché possiamo ringraziare a Dio
questo dono e rafforzare la nostra
convinzione di che il battesimo ci ha tornato figli di Dio.
Anzitutto conviene sapere
quali sono i doni che riceviamo nel Battesimo, il Catechismo della Chiesa
Cattolica ci ricorda che sono specialmente tre: Il perdono dal peccato
originale e la grazia santificante, la filiazione divina e il diritto alla vita
eterna. Possiamo pensare in tanti altri, come le virtù teologali, nella grazia
di diventare sacerdoti, profeti e re. Ma oggi pensiamo ai primi tre e in questo
senso conviene fermarci un può sulla differenza del nostro battesimo con quello
di Gesù.
In questa prospettiva
possiamo pensare in una domanda: perché Gesù si ha fatto battezzare? Essendo lui perfetto Dio e perfetto uomo,
quindi senza peccato e autore di ogni grazia, aveva bisogno del battesimo per
il perdono del peccato originale e ricevimento della grazia santificante?
Sicuramente no.
Consideriamo anche
che essendo Lui Il Figlio Unico di Dio Padre, come abbiamo ascoltato nel
Vangelo “Questo è il Figlio Mio, l’amato: in Lui ho posto il mio compiacimento.”
(Mt 3,17) facciamo altra domanda:
aveva Lui il bisogno del Battesimo per diventare Figlio di Dio? Anche no,
perché Lui era e è il Figlio per Natura.
Consideriamo ancora altra domanda: essendo Dio, dunque eterno,
aveva bisogno del Battesimo per guadagnare la vita eterna? La risposta è
ovviamente no.
Allora perché Gesù
si ha fatto battezzare nel fiume Giordano per Giovanni?
Questa è una domanda
opportuna e molto importante per la nostra riflessione d’oggi. Opportuna perché
possiamo vedere che lo stesso Giovanni si è stato impressionato con l’andata di
Gesù a sé, “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu viene da me?”
(Mt 3,14). La risposta di Gesù ci fa
pensare all’orizzonte dell’importanza vera del suo battesimo, “lascia
fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia.” (Mt 3, 15).
Dobbiamo pensare alla
risposta di Gesù in un doppio senso, in un primo momento nel senso della
risposta all’interno del contesto in cui viveva, e dopo, pensare cosa questo significa
nella nostra vita.
Come bene ricorda Benedetto XVI, “il senso di questa risposta, che suona enigmatica, non è facile da
decifrare. In ogni caso nella parola ’ártri’ – per
ora – c’è una certa riserva: in una determinata situazione provvisoria vale un
determinato modo di agire. Per interpretare la risposta di Gesù è decisivo il
significato che si attribuisce alla parola ‘‘giustizia’’: si deve adempire ogni giustizia. Nel mondo in cui vive
Gesù ‘giustizia’ è la risposta
dell’uomo alla Torah, l’accettazione della piena volontà divina.”[1]
Infatti possiamo immaginare l’impressione forte che il
battesimo di Gesù ha lasciato in tutte quei pellegrini che venivano da Giovanni
per farsi battezzare, come sappiamo quel battesimo fatto da Giovanni implicava
la confessione dei peccati (cfr. Mc 1,5)
e una conversione di vita, una preparazione interiore per il Regno di Dio che era
vicino.
Carissimi non possiamo dare una risposta semplicista a questa realità,
come se lui si ha fatto battezzare per darci soltanto un esempio, già che noi
dobbiamo anche esseri battezzati, perché questa non è soltanto una risposta
semplice, è anche sbagliata, è ridurre la vita di Gesù a un moralismo, come se
ciò che Lui fa fossi semplicemente per dare l’esempio. Il battesimo di Gesù e
tutto che Lui ha vissuto c’è un significato molto più profondo.
Non possiamo pensare soltanto al senso utilitarista della
nostra fede, soprattutto perché la vita di Gesù e anche la nostra vita c’è un
senso molto più profondo che quello utilitarista che risponde soltanto a che
una cosa serve, quando infatti la riposta più importante sarebbe quella che corrisponde
all’essenza, perché non soltanto risponde a che una cosa o attitudine serve, ma anche come e perché è stata fatta.
Per non allungare troppo la nostra meditazione, vorrei
sottolineare soltanto alcuni aspetti di questa solennità che corrispondono
specialmente ai tre doni dette all’inizio della nostra riflessione.
All’entrare nelle acque del fiume Giordano, Gesù non è
stato santificato per le acque, ma invece, è stato Lui a santificare le acque e
in quell’acque vengono rappresentati tutte le acque del nostro battesimo
cristiano. Così possiamo credere nel dono ricevuto nel nostro battesimo, che è
il perdono dei peccati e la purificazione della nostra anima che viene
attraverso il dono della grazia santificante, che ci da anche la capacità di
credere in Dio ed accogliere la fede. Infatti l’acqua è sempre fonte di vita e
specialmente i grandi fiumi sono sempre tanto importanti per la vita di tutto
ciò che è intorno. “Se pensiamo nei
grandi fiumi di quella zona in cui viveva Gesù: Nilo, Eufrate, Tigri, erano
grandi dispensatori di vita. Anche il Giordano è fonte di vita per la sua
terra, lo è ancor oggi.”[2] Così
anche il nostro battesimo è fonte di purificazione interiore, rinnovamento
dello spirito, vita per le nostre anime, fonte di grazie e doni di Dio.
Abbiamo visto che il secondo dono ricevuto nel Batessimo è quello di
diventare figli di Dio, perché ci fa inserire nel seno della Chiesa, ci fa vere
cristiani e discepoli di Cristo, conforme il suo mandato nel fine del Vangelo
di S. Matteo, “andate dunque e fate discepoli miei tutti i popoli, battezzandoli nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ed ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino a quando questo tempo sarà compiuto.” (Mt 28,20) Questa è dunque la nostra garanzia, la
presenza di Dio nella nostra vita, la certezza che non camminiamo mai da soli.
È Lui sempre a condurre i nostri passi e in linea di massima, tutta
la nostra esistenza umana.
Il terzo dono che abbiamo detto, è il diritto alla vita
eterna, infatti “Per mezzo del battesimo, siamo stati sepolti insieme a Lui nella morte,
affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del
Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4)
più ancora, il battesimo ci ricorda che le sofferenze di questa vita mortale
non sono l’ultima risposta, non sintetizzano il senso della nostra vita. Dice
ancora S. Paolo, “Ritengo infatti, che le sofferenze del tempo presente non siano
paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi” (Rm 8,18). Abbiamo dunque il diritto alla vita eterna
con Dio, ma bisognammo prendere possesso di questo diritto, perché una cosa è
avere il diritto e un’altra cosa è prendere il possesso di questo diritto.
Viviamo dunque secondo il nostro battesimo, ossia,
prendendo posse dei doni ricevuti, che ci fa anche membri di una grande
famiglia che è la Chiesa, dove dobbiamo aiutarci ed amarci gli uni gli altri, e
non vivere come si fossimo avversari, ostacoli alla felicità uni degli altri.
Sappiamo bene che soltanto il
peccato ci può allontanarci della nostra dignità di figli di Dio, però sappiamo
anche che la confessione sacramentale ci restituisce lo stato battesimale nella
nostra anima. Cerchiamo dunque di vivere sempre nella grazia di Dio, nella sua
amicizia e con i nostri fratelli.
Allora celebrando il
battesimo del Signore e ricordando i doni ricevuti nel nostro battesimo
cerchiamo di rinnovare la nostra vita interiore ringraziando soprattutto a Dio
per il suo amore, e soprattutto per averci chiamato a stare qui adesso, in
questa eucaristia per manifestare e rinnovare la nostra fede.