IV Domenica del Tempo Ordinario



Carissimi Fratelli e sorelle, in questa quarta Domenica del Tempo Ordinario il Vangelo ci presenta la continuazione della prima predicazione di Gesù tra i suoi.

Il Signore Gesù si presenta come profeta e, davanti alla fatica dei suoi conterranei ad accogliere il mistero della sua persona e a rispondere agli inviti della sua missione. Quando Gesù dice che “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi, vuoi dire che il sogno di Dio inizia oggi, non in un incerto domani: questo succede perché la parola diviene realtà, non è uno dei tanti discorsi che siamo abituati a ripetere ed ascoltare, una delle tante parole che finiscono per diventare uguali perché nessuna diventa vera.

Come abbiamo meditato nella settimana scorsa, la Parola di Gesù, è Parola di Dio, Parola di Vita eterna, e davanti a questa parola le nostre reazione deve essere quella dell’apostolo Pietro: “Signore, da chi andremo? Soltanto Tu hai parole di vita eterna(...)” (cf. Jo 6,68).

Ma qual è la reazione degli conterranei di Gesù dinanzi alla sua predicazione? Gioia? Entusiasmo? Speranza? Forza? Coraggio? No. Gli abitanti di Nazareth, i suoi conoscenti, si domandano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?” (Lc 4, 22) vale a dire, “è uno che conosciamo bene! Come può realizzare un sogno così?”.
Carissime Fratelli e Sorelle il diavolo non è creativo, le nostre tentazione sono quasi sempre le stesse: ridurre il Vangelo secondo noi stessi, trasformarlo secondo i nostri concetti personali. Però dobbiamo ricordare che i nostri concetti, opinioni personali, non sono Parole di vita eterna! Possono qualche volte convincere a tanti, però la nostra vita non bisogna di argomenti convincenti, bisogna prima di tutto, di senso, di motive sufficiente per continuare il nostro impegno quotidiano, come bene ci ricorda Benedetto XVI.

“La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino.” (Spe Salvi, 1)

Non possiamo più affidare soltanto in noi stessi, nella nostra esperienza personale, nella tecnologia, nella rivoluzione sociale, ecc. Tutto questo può essere importante e non possiamo disprezzare, però non possiamo aspettare di tutto questo, quello che soltanto ci può dare Dio.

La nostra sete fondamentale è sete di vita eterna, di pace, di speranza, di coraggio, di forza per continuare il nostro impegno quotidiano per poter fare felici le persone che amiamo e che dipendono di noi.
Infelicemente la postura dei conterranei di Gesù non è una eccezione, è la postura più comune tra noi, non è meramente una teoria astratta, è esattamente quello che vediamo ogni giorni. Questa incredulità è il rifiuto che Gesù entri nelle scelte della nostra vita ordinaria, il rifiuto che la sua voce, in tutto simile alle nostre voci, sia però al di sopra delle nostre. È questa incredulità che impedisce al Signore di operare miracoli, come vediamo nel Vangelo di Marco, che Gesù non poté operare nessun miracolo a Nazareth a motivo della loro incredulità (cf. Mc 6, 8-9).

Se, però, la Parola di Dio è viva e efficace, come abbiamo già meditato, il Vangelo di oggi, è un nuovo invito a ognuno di noi di permettere che la profezia annunziata dal Gesù, possa essere compiuta oggi, non domani, nella nostra vita.

Bisognammo soltanto una cosa: permettere che la grazia di Dio venga a noi, e come viene? Viene di diverse forme, della Santa Messa, della confessione sacramentale, della preghiera personale, dello esercizio della carità, del perdono che offriamo alle altre ecc.. In tutte queste occasione è la voce dello Spirito Santo che ci parla nella nostra coscienza, bisogna ascoltarla.

Carissimi, Dio è con noi, La Madonna è per noi, il cielo intero prega per noi. Coraggio! 

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